I minchiareddhi, tipica pasta salentina realizzata a mano con l’aiuto di un ferro chiamata caturu che serve a modellare la pasta nella forma allungata e bucata all’interno. A differenza del metodo utilizzato per la lavorazione delle orecchiette i tocchetti realizzati con la pasta devono essere appiattiti contro il ferro, poi arrotolati sfregando il ferro contro la spianatoia. Si possono realizzare con la farina di grano oppure con quella di orzo. La differenza si vede subito dal colore, quelli più scuri sono di orzo e si prestano meglio per la degustazione di piatti freddi. La farina di orzo è poco calorica ed ha delle notevoli proprietà antinfiammatorie.
I minchiareddhi ,cosi come le orecchiette, vanno benissimo conditi con sugo di pomodoro fresco, basilico e polpettine. Non sono niente male da abbinnare alle orecchiette, si sposano in modo eccezionale! I minchiareddhi si possono realizzare in base ai diversi gusti anche con farina di grano saraceno, privo di glutine e utilizzato come alternativa ai classici cereali. Molto utilizzata è anche la farina al kamut, una tipologia di grano che rispetto ad altri cereali presenta una quantità maggiore di sali minerali, considerata più digeribile rispetto al grano comune e maggiormente tollerata da chi soffre di allergie al frumento. Le ulteriori farine utilizzate per i minchiareddhi sono quella di farro (anche integrale), un cerale forte tra le più antiche varietà di frumento dall’aroma molto intenso particolarmente indicato per chi non digerisce la pasta, ricco di proteine e vitamine, versatile e di facile cottura; quella ai cinque cereali, ideale per tutte le preparazioni, dal gusto gradevole che garantisce una buona lievitazione ed è in grado di dare un sapore rustico alle ricette, ricca di elementi nutrizionali.